Quando vengono trattati i problemi educativo-pedagogici della disabilità visiva è necessario parlare di tiflologia (pedagogica e didattica) tornando a riproporre, di conseguenza, l’imprescindibile figura del tiflologo o tiflopedagogista.
La tiflologia è da oltre un secolo la disciplina che “parla” di tematiche e strategie educative dei ciechi. Durante la stagione delle scuole speciali chi avesse avuto l’intenzione, cieco o vedente, di insegnare o occuparsi sul piano educativo dei disabili visivi.
Il tiflologo è una figura nuova, nella realtà educativa italiana e, anzi, proprio con tale figura si pensa di poter colmare alcuni vuoti del sistema educativo italiano. Il tiflologo non conosce soltanto tutta la problematica relativa ai minorati della vista, ma anche di possedere competenze tecniche, di natura giuridico-amministrativa, disponibilità alla collaborazione.
Infatti, tra i compiti, che egli è chiamato a svolgere, vi sono:
• il coordinamento dell'attività di sostegno, nella quale, secondo le norme vigenti, oltre alla scuola, sono impegnate le Amministrazioni Locali, le Unità Sanitarie Locali, e, con un ruolo fondamentale, le famiglie;
• la consulenza alla famiglia, alla scuola ed ai gruppi di lavoro interistituzionali operanti a qualunque livello;
• la promozione e l’organizzazione delle attività integrative extra-scolastiche;
• la valutazione della rispondenza dei dispositivi tecnici o dei sussidi ottici alle reali esigenze di ciascun soggetto assistito;
• il reperimento del materiale ludico e didattico di uso più comune;
• la collaborazione con le équipes, cui compete la elaborazione della diagnosi funzionale, del profilo dinamico funzionale e del piano educativo individualizzato;
• la programmazione e la promozione di ogni altra attività, che egli ritenga utile al miglioramento delle condizioni scolastiche e sociali del minorato della vista.